Imballaggi sostenibili, un lungo percorso

Per noi è molto importante il contenitore, tanto quanto il contenuto.
Abbiamo sempre investito molte risorse – economiche e umane – in ricerca e sviluppo, per trovare l’imballaggio “ideale”, un aspetto spesso trascurato dai produttori di detergenti e cosmetici, anche ecologici.

In questi anni siamo passati dai comuni flaconi e taniche, ai secchielli, alla busta flessibile, alla plastica riciclata, al softbox. Tutte soluzioni con i rispettivi pregi e difetti, ma sempre con un senso logico, evitando soluzioni di facciata, che sembrano dare una risposta sostenibile ma che servono solo a soddisfare le lecite richieste di un consumatore critico…
Abbiamo cercato un’alternativa ai soliti imballaggi utilizzati per detersivi o cosmetici, normalmente prodotti con molecole derivate dal petrolio e che comportano una serie di problemi ambientali ben noti. Non un’operazione di greenwashing, ma una reale scelta sostenibile sugli imballaggi.
Siamo, quindi, giunti ad una soluzione che per noi, attualmente, è la più sostenibile, sia in termini ecologici che economici.

La Bioplastica

Già dal 2014, anticipando quella che è diventata una vera e propria tendenza nel nostro settore, abbiamo scelto di rinnovare gli imballaggi dei detergenti per la casa, utilizzando un polietilene verde (biobased) proveniente dalla sintesi di bioetanolo da canna da zucchero coltivata, responsabilmente, in Brasile.
Teniamo a sottolineare che la produzione di questa materia prima, scelta per il nostro nuovo packaging, ha un basso impatto ambientale, come andiamo a spiegare di seguito.

Il Brasile è attualmente il maggior produttore di canna da zucchero per le sue particolari condizioni climatiche. Tuttavia, i terreni coltivati a canna da zucchero occupano solo il 2,4% della superficie coltivabile. Sono completamente escluse le zone protette della Foresta Amazzonica, a favore di aree adatte alla coltivazione meccanica, pascoli abbandonati e degradati e aree con basso sfruttamento di risorse idriche. La coltivazione avviene, poi, in rotazione con l’arachide, prestando particolare attenzione al rispetto delle aree destinate alla produzione alimentare.
Un sottoprodotto della lavorazione dello zucchero di canna, la “bagassa”, è utilizzata come combustibile per la produzione di energia elettrica, sia per gli stessi impianti di produzione che per l’intera rete elettrica brasiliana.
Altri residui organici di lavorazione sono utilizzati per la fertilizzazione di suoli degradati, che diventano nuovamente coltivabili, senza l’uso intensivo di fertilizzanti chimici.
L’impatto ambientale del trasporto è, quindi, compensato dalle basse emissioni dell’intero ciclo produttivo.

La bioplastica utilizzata per il nuovo packaging è certificata “4 stelle” da Vinçotte (certificazione indipendente belga), il massimo della valutazione, in quanto realizzata nella maggior percentuale possibile – quasi il 100% – da risorse rinnovabili.
Vanta, poi, in tutto l’intero ciclo di vita del prodotto, una consistente riduzione delle emissioni di CO2 rispetto alla produzione della stessa plastica (HDPE) da risorse fossili, riducendo conseguentemente il potenziale riscaldamento globale, evitando l’assottigliamento dello strato di ozono e le piogge acide. Per fare un esempio concreto, la produzione di 200 kg di bioplastica evita l’emissione di una quantità di CO2, pari a quella prodotta in un anno da un’auto che percorre 15 km al giorno.
Va detto che questo polietilene verde non è compostabile, perché per la loro conformazione i flaconi non avrebbero sufficiente tempo di degradazione tale da essere definiti “compostabili” – secondo la norma EN 13432 – e non avrebbero abbastanza resistenza meccanica e altre caratteristiche idonee al commercio di detersivi ma è certamente riciclabile al 100% e può essere conferito nella raccolta differenziata della comune plastica.
In questo modo, il ciclo di vita di questa bioplastica si chiude perfettamente.

La scelta dell’Ecodesign

Il materiale con cui è costituito un imballaggio non è la sola cosa da tenere conto per far sì che l’imballaggio sia definito “ecosostenibile”.
In commercio si vedono prodotti ecologici, e non, confezionati in flaconi col manico o di forme tali che sprecano spazio all’interno delle scatole con le quali vengono spediti e trasportati.
È inutile vantare di avere un prodotto ecologico, quando poi, in fase di trasporto, quasi un 20% di volume trasportato è aria!
Non ci siamo quindi fermati alla sola bioplastica, abbiamo da tempo studiato un imballaggio ecosostenibile in termini di peso, materiale e ciclo di vita.
Abbiamo quindi prodotto un flacone in ecodesign, cioè pensato e disegnato “ecologicamente”, in modo da avere il migliore rapporto tra dimensioni, volume occupato e quantità contenuta.
Quali i molti vantaggi?

  • Minore consumo di cartone
  • Minore consumo di risorse primarie
  • Minore volume trasportato
  • Minore produzione di CO2
  • Minore spazio occupato nelle abitazioni e nei punti vendita

Queste innovazioni sono il frutto di anni di analisi e riflessioni volte a rendere più leggera e sostenibile l’impronta di Officina naturae.

6 risposte a “Imballaggi sostenibili, un lungo percorso”

  1. Buonasera, pur essendo le vostre taniche in bioplastica, sarebbe opportuno potervi restituire i vuoti. Potreste darmi indicazioni in merito?

    1. Ciao Silvia, prima di rispondere in modo specifico alla domanda sul vuoto a rendere, ti informiamo che puoi ricaricare le nostre taniche presso i nostri rivenditori che hanno i nostri detersivi sfusi. Nel sito, puoi fare la ricerca del rivenditore di sfuso a te più vicino con il simbolo del “rubinetto” in questa pagina:
      https://www.officinanaturae.com/it/store-locator?user_type=Guest
      In ogni caso, la restituzione dei vuoti al fine del riutilizzo è per noi insostenibile, sia ecologicamente che economicamente, per due motivi principali:
      1) il primo è quello legato alla logistica, perché dover ritirare i vuoti significa far viaggiare interi tir che trasporterebbero vuoti, con relativo consumo di carburante ed emissioni di CO2, vanificando tutti i vantaggi della bioplastica;
      2) in secondo luogo, per rendere possibile il vuoto a rendere ci sarebbe bisogno di attivare un’intera filiera di stoccaggio e sanificazione delle taniche con relativo smaltimento dei reflui, che comporta l’esistenza di luoghi appositi, che devono seguire determinati regolamenti igienico/sanitari.
      Per questo insistiamo nell’affermare che abbiamo, finora, cercato in tutti i modi la soluzione più sostenibile possibile e che, certamente, se la ricerca ce lo consentirà, adatteremo le nostre scelte alle soluzioni di packaging più avanzate che davvero rispettano l’ambiente in ogni fase della produzione e dello smaltimento.

      1. A questo punto mi sorge un dubbio: i contenitori dei negozianti che vendono i vostri detersivi sfusi, una volta vuoti, vengono resi a voi per essere riempiti o vengono smaltiti dal commerciante?

        1. Ciao Miranda, non effettuiamo il servizio di ritiro delle taniche perché lo riteniamo meno sostenibile rispetto allo smaltimento nella raccolta differenziata. Ti spieghiamo meglio: per ritirare le taniche dai nostri rivenditori, dovremmo far viaggiare un corriere andata e ritorno tutte le volte per prelevarle e questo trasporterebbe praticamente aria. Questo contribuirebbe a una maggiore emissione di gas serra nell’aria. Inoltre, noi saremmo costretti ad avviare una serie di procedure di stoccaggio (cosa che dovrebbe fare anche l’eventuale rivenditore che ritira), lavaggio e sanificazione che comporterebbero non solo l’adeguamento normativo dei nostri stabilimenti (una tanica vuota equivale a un rifiuto urbano) ma anche una serie di impianti di smaltimento dei reflui industriali, che ovviamente rispettino l’ambiente. Speriamo di averti dato qualche spunto di riflessione in più.

  2. Buonasera,
    Vorrei sapere di cosa sono fatti di chips verde chiaro (simil polistirolo) che si trovano dentro la scatola di spedizione come parte dell’imballaggio. Avrei bisogno di indicazioni su come smaltirle.

    Grazie

    1. Ciao, le chips che trovi a volte nei nostri imballaggi sono in mais e si degradano al 100% a contatto con acqua, quindi possono essere smaltite nell’umido organico.

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