Cosa si può fare per salvare il mare e i suoi abitanti? Segui Officina Naturae

Ce ne accorgiamo solo d’estate, quando affondiamo i nostri piedi nell’acqua del mare… Dello stato di salute delle acque, dei suoi abitanti e della loro difesa, ci preoccupiamo solo quando vediamo, con i nostri occhi, le conseguenze dell’inquinamento del mare. Solo allora ci rendiamo conto di quanto ancora ci sia da fare per avere un mare pulito e ci chiediamo: cosa si può fare per non inquinare il mare?

Proteggere il mare dipende in buona parte da noi, dalle nostre abitudini quotidiane, dalle scelte che facciamo per i nostri consumi. Prima ancora di noi, un’altra parte di responsabilità è anche delle aziende da cui acquistiamo i prodotti che utilizziamo nella vita di tutti i giorni.

Ma cerchiamo prima di capire quali sono le origini dell’inquinamento marino: a parte l’inquinamento dai reflui delle nostre abitazioni, di cui siamo i diretti responsabili, c’è quello provocato dagli scarichi incontrollati delle industrie, quello generato dai fertilizzanti utilizzati in agricoltura e quello generato da sversamenti di piattaforme e cisterne navali. Ma c’è un inquinamento che preoccupa più di ogni altra cosa ultimamente: l’inquinamento da plastica! In questo tipo di inquinamento la responsabilità è certamente ripartita fra i consumatori che acquistano senza consapevolezza e le aziende che producono beni di consumo poco o per nulla ecosostenibili. Queste possono fare molto per ridurre l’inquinamento dei mari.

Cosa possono fare le aziende per la sostenibilità?

Vale la pena chiedersi: quali sono le aziende più green per la tutela del mare?
Non ti fidare di un solo bollino verde sulle etichette! Assicurati, invece, che il brand:

  • abbia da sempre a cuore la salute delle persone e dell’ambiente e sia coerente;
  • faccia ricerca continua per creare prodotti a basso impatto ambientale;
  • utilizzi imballaggi sostenibili, completamente riciclabili o compostabili;
  • faccia azioni concrete per sensibilizzare i propri consumatori alle tematiche ambientali.

Cosa fa Officina Naturae in difesa dell’ambiente marino e dei suoi abitanti?

Ora ti chiederai cosa facciamo noi per tutelare il mare.
Officina Naturae è nata nel 2004, da due consumatori critici e consapevoli, preoccupati di utilizzare prodotti a basso impatto ambientale, con una produzione etica e sostenibile e con ingredienti naturali, possibilmente a km 0.
Uno fra i primi obiettivi, infatti, è stato quello di studiare delle formule per i detergenti per la casa a minimo impatto, biodegradabili e con materie prime di sola origine vegetale o minerale, escludendo l’origine petrolchimica. Da qui, poi, anche le formule dei cosmetici con gli stessi prìncipi. Rigorosi standard di certificazione ecobio e naturale per la gran parte dei nostri prodotti, ci hanno permesso, e permettono, di orientare la produzione al pieno rispetto della natura e degli esseri viventi.
Sin dal principio abbiamo progettato i nostri imballaggi in ecodesign, per ridurre le emissioni dovute al trasporto dei prodotti. Dal 2014, abbiamo adottato per alcuni flaconi e taniche, materiali sostenibili come la bioplastica da canna da zucchero e, più recentemente, una plastica riciclata post consumo garantita per la salute e per l’integrità del prodotto contenuto. Laddove non è stato possibile, abbiamo sempre privilegiato imballaggi 100% riciclabili.
Siamo stati, poi, fra i primi produttori italiani a lanciare una completa linea di prodotti solidi con imballaggi completamente privi di plastica. Una gamma destinata ad ampliarsi.

Qual è l’impegno rivolto in particolare alla difesa del mare?

Tutto quanto detto finora non ci è bastato. Da cittadini di Rimini, la cui vita è totalmente influenzata dal mare, quando abbiamo progettato i solari, abbiamo pensato che dovevano a tutti i costi salvaguardare l’ambiente marino, fonte di vita per noi e per i suoi abitanti.
Per questo i nostri solari dovevano avere formule 100% ecosostenibili e contenere soli filtri minerali e vegetali, niente filtri chimici, accusati di nuocere all’ambiente marino e ai suoi abitanti*.

Quali sono gli animali che muoiono maggiormente per l’inquinamento marino?

Ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti finiscono in mare, di cui una gran parte (80%) provenienti dalla terra e la restante parte proveniente dalle attività svolte in mare. Solo considerando l’inquinamento del Mar Mediterraneo, mezzo milione di tonnellate di rifiuti in plastica finiscono ogni anno nel nostro mare, ne danneggiano l’ecosistema e mettono in pericolo pesci, uccelli marini, cetacei e tartarughe marine. Questi animali ingeriscono la plastica, scambiandola per cibo, oppure rimangono impigliati e spesso vanno incontro al soffocamento e poi alla morte.

Perché ci stanno a cuore proprio le tartarughe marine?

Sapevi che il nostro mare (e forse quello dove probabilmente sei stato almeno una volta anche tu in vacanza), l’Adriatico settentrionale, ha un’alta concentrazione di tartarughe marine? Spesso sono avvistate vicino agli allevamenti di cozze, altrettanto spesso vengono recuperate in difficoltà da barche di pescatori o trovate sulle nostre spiagge in pessime condizioni.
L’Adriatico, è nel Mediterraneo, infatti, una delle zone più ambite da questi animali per l’alimentazione. Qui le tartarughe Caretta caretta vivono stabilmente ma costantemente minacciate dai cambiamenti climatici e dall’uomo.
Per esempio, le trappole per loro più pericolose sono le reti da posta e da strascico (se non utilizzati particolari accorgimenti che evitano la cattura). Poi, le nostre povere tartarughe devono vedersela anche con l’inquinamento da rifiuti in plastica, l’innalzamento delle temperature del mare e la sempre minore possibilità di nidificare sulle nostre spiagge.
Perciò abbiamo sentito sempre più forte il richiamo a impegnarci per sostenere coloro che proteggono questi animali indifesi.

Una realtà, a noi vicina, che si alle tartarughe marine: la Fondazione Cetacea

Una delle più attive associazioni, vicino a noi ma collaborativa anche sul territorio nazionale, che si occupa della cura delle tartarughe marine in difficoltà è la Fondazione Cetacea Onlus.
Dal 1992 gestisce quello che anche i più piccoli qui conoscono come “Ospedale delle Tartarughe”, un centro dove questi simpatici rettili sono ricoverati, curati e riabilitati, per poi essere rilasciati in mare.
E non solo: i soci fondatori e i volontari dell’associazione, si preoccupano di diffondere una cultura del rispetto del mare e dei suoi abitanti, grazie a eventi formativi e di sensibilizzazione in cui coinvolgono studenti, cittadini e pescatori, ai quali propongono anche soluzioni più sostenibili per le loro attività.

Quante tartarughe arrivano ogni anno nel centro di recupero della Fondazione Cetacea?

Sono tante le sfortunate tartarughe che arrivano ogni anno e da ogni dove nel centro di recupero della Fondazione Cetacea: in media sono dalle 40 alle 60 e tutte con problemi diversi: difficoltà motorie, cecità, carapace lesionato o attaccato dai organismi parassiti, ingestioni accidentali di rifiuti o problemi derivati da intrappolamento in reti o altro.
Alla Fondazione Cetacea queste tartarughe ricevono un’accurata riabilitazione che consiste nell’aiutarle a riprendere i normali movimenti o nell’aiutarle a riappropriarsi gradualmente dei loro habitat naturali, all’interno di recinti costruiti in mare.
In diverse precedenti occasioni, abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi le tartarughe ricoverate, amorevolmente curate e poi rilasciate in mare.

Ci ha colpito soprattutto la storia di una giovane Caretta caretta, conosciuta appena recuperata, che si è conclusa con un lieto fine. È la storia di Carolina, colpita da un’infezione che le ha provocato la cecità e salvata da uno stato di ipotermia.
Nel centro di recupero, Carolina ha ricevuto affetto e cure per ben tre anni, durante i quali ha compensato la sua menomazione con lo sviluppo degli altri sensi, specialmente olfatto e tatto. Così è riuscita finalmente a nutrirsi in modo autonomo. Spostata poi in un’area sul mare di Pesaro, attrezzata per la riabilitazione, la tartaruga è riuscita a diventare totalmente autosufficiente e in grado di sopravvivere in mare. Dopo un’estate di osservazioni, è stata rilasciata nel suo habitat naturale. La sua bellissima storia, sembra sarà ricalcata da una nuova tartaruga con simili problemi, proveniente da Torre Guaceto, in Puglia. Non mancheranno per lei le premurose cure, la riabilitazione e, speriamo presto, una nuova libertà!

Cosa puoi fare tu per aiutare Fondazione Cetacea

Se vuoi che ogni storia di tartaruga abbia il suo lieto fine, ci sono diversi modi con cui puoi contribuire alle attività di Fondazione Cetacea Onlus:

  • tramite il tuo 5×1000 o attraverso una donazione tramite Iban o PayPal
  • diventare “Amico di Cetacea” con un sostegno annuale di 30 euro
  • diventare volontario dell’associazione (più indicato se nelle vicinanze della loro sede)
  • adottare una tartaruga, con tre tipi di contributi diversi

Il supporto di Officina Naturae alle attività di Fondazione Cetacea

Nel 2019, con l’Happy Turtle Friday, abbiamo sostenuto una piccola parte delle attività di Fondazione Cetacea: abbiamo trasformato il Black Friday in una possibilità, per i nostri più attenti consumatori, di fare qualcosa di concreto per le tartarughe marine. In quell’occasione siamo stati in visita al Centro e ci siamo fatti coinvolgere anche in un’emozionante operazione di rilascio.
E tu hai partecipato? Sai che l’unione fa la forza?

Come possiamo aiutare l’ambiente marino?

Sono tante le azioni e i comportamenti che possiamo far nostri per mantenere pulito il mare e preservare l’habitat di tanti animali marini. Eccone una decina:

  1. evitare di gettare in strada i rifiuti, finiscono nei tombini per poi inquinare le acque;
  2. in estate utilizzare solari con soli filtri minerali, i più ecocompatibili che esistono;
  3. per l’igiene della casa, utilizzare detersivi biodegradabili ed ecologici;
  4. utilizzare prodotti 100% naturali per l’igiene e la cura della persona;
  5. ridurre il consumo di plastica da imballaggio;
  6. fare un’accurata raccolta differenziata;
  7. lasciare pulite le spiagge;
  8. non molestare gli animali al mare;
  9. sostenere le associazioni contro l’inquinamento marino;
  10. sostenere i produttori che si preoccupano da sempre di salvaguardare gli oceani e i mari…

Allora se sei dalla nostra parte, aiutaci a fare un’azione concreta per loro. Continua a sostenere la Fondazione Cetacea per donare affetto e cure in più alle tartarughe dei nostri mari!

*R. Danovaro, L. Bongiorni, C. Corinaldesi, D. Giovannelli, E. Damiani, P. Astolfi, L. Greci, A. Pusceddu, “Sunscreen Cause Coral Bleaching by Promoting Viral Infections”, Publ. Environmental Health Perspectives – Vol 116/Number 4/April 2008

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